giovedì 2 maggio 2013

Gabriele D'Annunzio

GABRIELE D'ANNUNZIO  (1863-1938)

La vita di D'Annunzio è probabilmente una delle sue opere più interessanti, partendo dal fatto che bisogna fare della vita un'opera d'arte.
Nacque a Pescara da agiata famiglia borghese, studiò in una delle scuole più aristocratiche del tempo: il Cicognini di Prato. Esordì precocissimo con Primo Vere, un libretto in versi.
Conseguita la maturità si trasferì a Roma per l'università di lettere, ma non frequentò poiché preferiva i salotti mondani della Roma umbertina. In questi anni appena vent'enne, comincia a crearsi la maschera dell'esteta, in quanto oltre alla frequentazione di luoghi di lusso cominciò a pubblicare opere dai contenuti erotici e scandalosi.
Successivamente a questa fase creò il mito del superuomo, ispirato alle teorie di Nietzsche, che prevedeva il distaccamento  dalla massa per essere qualcuno di migliore. Il mito del superuomo restava comunque un vagheggiamento fantastico, mentre concretamente puntava a creare su di sé l'immagine eccezionale del "vivere inimitabile", fuori dal comune. Esempio ne fu la villa della Capponcina in cui D'Annunzio viveva come un principe rinascimentale. Paradossalmente il suo vivere disprezzando il popolo e la massa, D'Annunzio era strettamente legato alle leggi del mercato, che nel caso gli editori non lo avessero pagato così tanto, sarebbe stato costretto ad una vita certamente più agiata.
Tentò avventure politiche e in campo teatrale, sognando una restaurazione per la grandezza di Roma. Nel 1910 invece dovette fuggire in Francia, ma l'occasione per tornare gli fu offerta dalla prima guerra mondiale. Ebbe ruoli fondamentali per la spinta interventista  e si arruolò come volontario nonostante l'età, attirando su di sé l'attenzione con la Beffa di Buccari e il volo su Vienna. Tutto eseguito, non da soldato semplice, bensì attraverso l'aereo.
Nel dopoguerra si fece interprete della guerra mutilata con la marcia su Fiume. Politicamente venne sorpassato da un emergente Benito Mussolini, morì nel casa del Vittoriale nel 1938

Periodi della produzione letteraria
ESTETISMO
Nella vita di D'Annunzio si raffigura con la frequentazione di luoghi di lusso, società mondana, sfarzo ed erotismo, vivendo la vita come un'opera d'arte. Sul piano letterario scrive il Piacere 1889. In quest'opera confluisce tutto il suo vivere mondano ed esteta. La figura centrale del romanzo  è Andrea Sperelli, il quale non è altro che il doppio di D'Annunzio. Egli è un giovane aristocratico, proveniente da una famiglia di artisti, ma la debolissima volontà lo porta all'insoddisfazione. La sua crisi trova banco di prova nel rapporto con il sesso opposto. Una lussuriosa (Elena Muti) e l'altra pura (Maria Ferres) che creeranno non pochi problemi al suo vivere. Qui il poeta mira soprattutto a creare un romanzo psicologico, in cui contano prevalentemente i processi interiori dei personaggi.

BONTA'
Rappresenta la crisi dell'estetismo, il completo abbandono dell'aristocrazia mondana. Sul piano letterario si rifà alla letteratura russa di Dostoevskij e Tolstoj. Nel Giovanni Episcopo 1891 parla del degrado e umiliazione di un uomo che lo porteranno al suicidio; nell'Innocente 1892 esprime la volontà di rigenerazione e purezza attraverso il recupero di determinati valori come il rapporto coniugale a contatto con la vita di campagna. Nella raccolta poetica del Poema Paradisiaco 1893 cerca di recuperare l'innocenza del fanciullo nell'infanzia per tornare alle cose semplici.
Questa rimane  però una fase provvisoria nella poetica di D'Annunzio.

SUPEROMISMO
E' la fase centrale della sua poetica. Coglie molti aspetti del pensiero di Nietzsche, accentuandone alcuni: -il rifiuto del conformismo borghese; -esaltazione dello spirito Dionisiaco (culto dell'ebbrezza); -il rifiuto dell'etica della pietà e dell'altruismo; -esaltazione della volontà di potenza; -mito del superuomo. Successivamente alla ripresa di questi temi, il poeta si scaglia violentemente  contro la realtà borghese del nuovo Stato Unitario fondato sui principi di uguaglianza e democrazia. Il superuomo quindi non nega l'esteta, ma lo ingloba, i caratteri generali di esso (bellezza, sfarzo) vengono mantenuti, a parte per il fatto che quest'eroe non sdegnerà più la realtà, ma tenterà di dominarla (panismo). Funzione di poeta vate, guida della realtà, missione politica di riportare il dominio sul mondo come l'antica Roma.
Ciclo delle Laudi 1903: progetto letterario non portato a termine, che consisteva nella stesura di un libro per ogni stella delle Pleiadi. Furono composti Maia, Elettra, Alcyone, Merope, Asterope. Il concetto principale che viene sviluppato è quello del superuomo.
Maia: è una raccolta di liriche senza schema fisso che si presenta come carme ispirato e profetico. Non è altro che la mitizzazione di un viaggio del poeta in Grecia compiuto nel 1895, in cui viene descritto come un eroe Ulisside proteso verso tutte le forme di esperienza. E' spunto per un'esaltazione panica della natura, con riferimenti classici e mitologici.
Elettra: l'impianto mitico e profetico di Maia lascia spazio a caratteri di tipo politico e al superuomo nell'arte e nell'eroismo universale. Viene esaltato il passato come tempo di gloria e bellezza come il futuro che verrà, mentre il presente da riscattare. Una parte cospicua del volume è costituita dalle liriche sulle Città del silenzio, simbolo di un glorioso passato dell'Italia che ora è lasciato in disparte dalla vita moderna.
Alcyone: il più famoso del Ciclo delle Laudi, è stato scritto come un diario ideale di una vacanza estiva, che rappresenta appunto quella compiuta dal poeta con la compagna Eleonora Duse sulla costa della Versilia. La stagione estiva è vista come la più propizia ad eccitare il godimento sessuale, in cui l'io del poeta si fonde totalmente con la natura, divenendo parte ad una condizione divina e fuori dal comune.
Merope: canti celebrativi della guerra di Libia 1912.
Asterope: esperienze del poeta nella prima guerra mondiale.

NOTTURNO
Fase che prende il nome dall'unica opera che compone: il Notturno 1916. E' il periodo in cui abbandona le ampie architetture romanzesche per avvicinarsi alla prosa lirica frammentata. Mette in risalto la memoria della guerra e il temporaneo accecamento per la ferita all'occhio. L'immagine della temporanea cecità è quasi simbolica, poiché fino a quel momento D'Annunzio era stato il poeta degli occhi, cioè colui che basava tutto sull'estetica mentre ora è obbligato ad una visione introspettiva dell'io, tramite ricordi, immagini e memorie della guerra. Se si fa un collegamento con Alcyon la natura lì era rappresentata dalla vita, qui dalla morte.

La sera fiesolana
Scritta e pubblicata nel 1899 è composta da tre lunghe strofe di quattordici versi senza uno schema fisso. Ogni strofa è autonoma dalle altre e il tema che ricorre lungo tutta la poesia è quello della natività della luna. Nella prima strofa il sorgere della luna è visto come un'apparizione divina, descritta non nella sua concretezza dell'attimo, bensì l'istante prima  che viene definito da D'Annunzio come ambiguo ed indefinito.
La seconda strofa è caratterizzata da un'elaborata partitura musicale, in cui le parole tendono a divenire suoni che grazie alla modulazione delle rime e degli accenti si dissolve in musica.
Il tema centrale dell'ultima strofa è invece il problema sensuale della sera. Il messaggio erotico è dato attraverso la natura in cui l'uomo si immedesima. La poesia passa da un senso di sacralità arcana (divinizzazione della luna), alla musicalità della seconda strofa ad una sensualità panica e naturalistica dell'ultima parte.

La pioggia nel pineto
Composta nell'estate del 1902 è un'esemplare virtuosismo metrico e verbale, caratterizzante il libro Alcyone del Ciclo delle Laudi. La poesia è composta da quattro strofe di trentadue versi senza uno schema fisso di rime. Le quattro strofe hanno un'evidente struttura musicale che sono organizzate come i movimenti di una sinfonia. Il suono della pioggia che cambia voce a seconda delle foglie più o meno rade è inframmezzato dal canto delle cicale e il canto roco delle rane.
Al centro di tutto il discorso (verso 20) si pone il tema panico dell'identificazione dell'uomo con la natura, una vera e propria metamorfosi che si compie nell'ultima strofa. L'estrema frammentazione dei versi, a volte composti anche da una sola parola, tendono a riprodurre realisticamente l'immagine della pioggia nella pineta, come delle voci che si affollano sotto di essa.
Espansione dell'io: superiorità dell'uomo rispetto alla natura; contrazione dell'io: ripiegamento interiore del poeta.